Grecia, Euro ed Europa dei popoli...
Ieri
le agenzie di stampa battevano la notizia che, secondo il 57 % degli
investitori stranieri, la Grecia sta per uscire dall'euro. E’ la conferma di
quanto siano lontani i tempi degli entusiasmi per la nuova moneta, delle feste
di "capodanno dell'euro". Ve le ricordate? La gente festeggiava in
piazza il nuovo anno e immediatamente
dopo qualcuno si recava al bancomat per poter subito disporre della nuova
valuta, simbolo di pace e di prosperità. Era la fine del 2001. Oggi il sogno
della prosperità è finito, e il risveglio ahimè è parecchio amaro.
L'euro
c'è ancora ma non ha portato quei vantaggi, quelle prospettive, quei benefici
che in tanti auspicavano e alcuni promettevano. Si è detto che un'unione
monetaria non può reggere senza la presenza di un'unione politica. E' in parte
vero. Ma io voglio aggiungere, controcorrente in questo tempo segnato
dall'antipolitica, che in Europa occorre più politica, è necessario compiere
scelte legate alle esigenze e agli interessi dei cittadini comunitari. Non
possono certamente bastare gli incontri al vertice tra Francia e Germania per
riempire il vuoto di potere della Comunità.
Dietro
il crollo della Grecia, dietro il traballante destino dell'euro vi e' il
fallimento dell'Europa senz'anima, dei burocrati e dei banchieri. Solo ora
emerge pubblicamente che Italia e Grecia hanno truccato i conti per entrare
nell'unione monetaria. Sono cose che noi leghisti, inascoltati come spesso
avviene, conosciamo da sempre.
E
ora, date queste fondamenta, non ci si deve meravigliare che tutto stia
crollando. Potrebbe perfino risultare un bene se, una volta sgomberate le
macerie, vi sia la concreta possibilità di costruire l'Europa dei popoli.
Unita, ma rispettosa delle diversità. L'Europa delle piccole patrie, lontana
anni luce da quella attuale, gestita dai potentati economici e dai burocrati
di Bruxelles.
Un’Europa
capace di riconoscere le proprie radici cristiane e le tante identità che la
compongono, dove il popolo sovrano possa tornare a decidere del proprio
destino.
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