EXPO: Immigrati in hotel e caserme, militari in tenda.

Per fronteggiare l’ondata di arrivi si pensa anche a strutture dismesse dell’Esercito. Mentre i soldati inviati per sicurezza all’Expo sono accampati in condizioni pessime.
Immigrati in caserma, militari in tenda. Il governo ora ha bisogno di altri 9mila posti per far spazio alla nuova ondata di immigrati in arrivo, e chiede l’utilizzo di tutte le strutture che possono essere riconvertite a centro d’accoglienza, caserme comprese. Tra l’altro scatenando l’ira dei prefetti. Ë convocata per oggi al Viminale una riunione nel corso della quale il ministro dell’hntemo, Angelino Alfano, incontrerà rappresentanti delle Regioni e dell’Anci per fare il punto sull’emergenza profughi e, come detto, chiedere di reperire nuove strutture d’accoglienza. E, per l’appunto, si parlerà in primis di casenne dismesse, eventualmente anche di scuole. Un contributo, quello richiesto dal rappresentante del governo, che inizia esser percepito come troppo invadente e oneroso. Tanto che i prefetti non parteciperanno all’incontro perché – fanno sapere attraverso le associazioni di categoria Sinpref e Ap – «la misura è colma». Precisando: non si tratta di un «gesto di sfida o di rottura, ma semplicemente il sofferto segnale di uno sconcerto e di un malessere, ormai diffusissimi, prossimi a tramutarsi in insofferenza». Insofferenza che, in effetti, sta montando anche in altri ambienti. Per dire: il governo ha decretato l’invio all’Expo di Milano di circa 2.400 militari – 1.800 da utilizzare per l’evento e 600, secondo quanto riportato dal sito del ministero della Difesa, da dedicare all’operazione “Strade sicure” – che per la metà, proprio a causa della mancanza di posti nelle caserme dell’hinterland milanese, dovranno soggiornare in tenda per tutto il periodo d’impiego. E così si torna al paradosso iniziale: l’Esercito sta in branda, mentre gli immigrati – dopo le polemiche relative ai soggiorni in albergo – potrebbero mandarli nelle caserme che, seppur dismesse, sono certamente state costruite per altri scopi. E i soldati inviati all’Expo che dormono in tenda? «Siamo arrivati il 30 aprile – racconta un militare dell’Esercito a Libero – e in circa 400 ci hanno posizionati a Bellinzago Novarese, a un’ora e mezza di strada dall’esposizione. Dovremo rimanere qui per tutta la durata dell’evento, quindi almeno sei mesi, e non sappiamo ancora se avremo o no la possibilità di tornare a casa anche per un breve periodo, perché si tratta di una missione vera e propria.
Tutto ciò che sappiamo è che ci hanno dato un preavviso di partenza di appena 24 ore. Qui ci sono genieri, artiglieri, paracadutisti. Ci sono altri campi in cui si dorme in tenda e altri colleghi stanno anche in caserma, ma i posti sono limitati». Le condizioni di lavoro non sono – per usare un eufemismo – delle più agiate. Certo, i militari non sono impiegati, ma insomma: «Facciamo turni di sei ore – spiega un altro militare -, dalle 7 alle 13, dalle 13 alle 19, dalle 19 alle 1 e dall’1 alle 7. Solo che ogni volta dobbiamo prepararci con qualche ora di anticipo. Abbiamo pochi bagni, spesso s’intasano perché siamo in molti». Problemi anche peri pasti: «Se troviamo traffico per strada al rientro – chiarisce un altro soldato – e succede spesso, capita che la mensa, aperta di giorno dalle 12 alle 14, sia chiusa. Allora ci viene dato un sacchetto con qualche fetta di pane, scatolette e una merendina…» . E, tiene a dire ancora, «nelle tende è difficile riposare, è arrivato il caldo e li dentro si toccano già i 40 gradi di giorno e 10 di notte. Figuriamoci in estate. E vero che noi militari dobbiamo sempre essere pronti a tutto – precisa – e che dobbiamo esercitarci, anche perché quando si va in missione magari in Afghanistan o chissà dove subiamo condizioni peggiori. Ma in quei casi anche la paga è diversa, commisurata all’impegno: sicuramente molto più alta che per questa trasferta milanese. In questo senso, tra l’altro, non ci hanno ancora comunicato se ci corrisponderanno la stessa cifra stanziata per “Strade sicure” o se avremo una indennità di “ordine pubblico”». Il tutto per garantire la sicurezza a un evento che dovrebbe rappresentare lo specchio dell’Italia migliore, dunque un compito importante. Ma noti si può dire che, anche in questo caso, per i servitori dello Stato sia stata prestata la stessa attenzione riservata ai problemi degli immigrati.
FONTE: Libero

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