"negare l'esistenza della Padania è come negare la questione settentrionale"

L’arte della denigrazione e della ridicolizzazione degli avversari politici, perfino di quelli che sono definiti “alleati”, alla lunga non ha mai pagato. O peggio: in alcuni casi ha sempre rappresentato il classico canto del cigno, l’ultimo disperato appello utilizzato per ritagliarsi uno spazio vitale nel panorama politico, il mezzo per strappare qualche voto in più e per restare a galla nell’agitato mare politico. Quando mancano gli argomenti e quando non si riesce – o non si vuole - capire per quale strana combinazione astrale una parte del Paese decida di votare per una forza politica fortemente territoriale, allora ci si lancia in un’opera di distruzione. Purtroppo però non è screditando chi sa parlare alla gente ed è vicino alle esigenze della popolazione prima, durante e soprattutto dopo le elezioni, che si può racimolare qualche voto in più. Perché, al contrario, questo atteggiamento piccato fa emergere le mille fragilità e le contraddizioni politiche di chi, probabilmente, non ha più un partito saldo con un’identità tracciata e forte che funga da timone. Non si deve quindi sottovalutare o liquidare come una battuta infelice quella che nega l’esistenza della “Padania”, perché in questo modo sottile vengono automaticamente negate le esigenze e le rimostranze di una parte consistente del Paese, quella che produce la maggior parte del Pil nazionale, quella che premia coloro che da anni portano avanti la questione settentrionale e le esigenze di autonomia delle nostre Regioni. Ecco perché la questione assume un carattere molto più ampio: questa è l’eterna lotta tra chi rappresenta da sempre il “centralismo” da chi, invece, si batte per il federalismo e per il decentramento di competenze e di risorse. Non ci sono altre storie. Chi vive ancorato a una logica centralista, non può accettare che ci sia un movimento politico che ogni giorno, in tutte le sedi istituzionali, spinge per riformare la struttura di questo Paese. Ecco perché la Padania fa paura. Ecco perché fa paura il Nord. Un recente sondaggio ha dimostrato che tra gli elettori sta prevalendo il sentimento di appartenenza a Comuni e Regioni e il senso di italianità è percepibile solo in un elettore su quattro. Questo è un chiaro sintomo che evidenzia come i cittadini abbiano perso fiducia in una macchina statale assistenzialista e centralista, riscoprendo, di conseguenza, il senso di appartenenza al territorio in cui sono nati e cresciuti. Altro che prendersela con la Padania: forse qualche illustre alleato dovrebbe da un lato rimproverare chi, ancora oggi, osteggia il cambiamento e dall’altro supportare con lealtà chi da sempre sta lavorando per portare avanti le riforme vitali per l’intero Paese.

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