LA MANCATA RIVOLUZIONE DI PISAPIA

Ottanta giorni per passare dalle locandine arancioni per festeggiare che il vento era cambiato, alla realtà di una complessa macchina amministrativa, come quella del Comune di Milano, che di fatto ha già messo in luce tutte le fragilità della nuova Giunta. Tra le novità che sicuramente i milanesi non si aspettavano quella che lascia maggiormente allibiti riguarda il costo dei mezzi pubblici, con il rincaro del biglietto ATM che di fatto colpirà molti milanesi e pendolari. E qui, oltre al danno, è arrivata puntuale anche la beffa: perché non solo dal primo settembre il biglietto costerà un euro e cinquanta ma chi avesse ancora per le mani un ticket comprato precedentemente per poterlo utilizzare dal mese di ottobre dovrà versare un aggiunta di cinquanta centesimi. Come dire che, alla fine, quelli su cui graveranno questo rincari saranno sempre i soliti cittadini che non possono fare a meno di utilizzare il mezzo pubblico e che rinunciano ad arrivare con la propria auto in città. Chissà che la stessa solerzia non venga usata anche nei confronti di chi il biglietto non l’ha praticamente mai pagato: basti vedere cosa accade quotidianamente sulla linea 90-91, quella con la maggiore densità di pendolari stranieri, sulla quale la vecchia amministrazione aveva anche intensificato la presenza di agenti della Polizia locale proprio per tenere monitorato quanto accadeva ed individuare eventuali clandestini. Quegli stessi agenti che ora l’attuale amministrazione vorrebbe chiudere in ufficio. Un abisso profondo, quello tra quanto promesso in campagna elettorale e ciò che fino ad oggi è stato effettivamente messo in atto. E il bello, anzi il peggio, deve ancora arrivare perché oltre ad essere ricordata come l’amministrazione che dopo anni di tariffe invariate ha aumentato il costo dei mezzi pubblici, la Giunta Pisapia passerà alla storia come quella che ha introdotto l’addizionale Irpef. Come primi ottanta giorni non c’è male. Anche perché è bene considerare come il grande dialogo e la partecipazione attiva da parte della popolazione hanno principalmente coinvolto la comunità mussulmana, che ha di fatto potuto godere di un canale preferenziale, con la promessa di vedere presto regolarizzati i luoghi di culto non a norma, oltre all’edificazione di una nuova grande moschea. Il sentore è quindi quello di una maggioranza che ha purtroppo perso di vista quali sono le priorità per una città come Milano, aprendo in maniera incondizionata a chi, in tutti questi anni, non ha mai dato la garanzia e la prova concreta di sapersi integrare con la comunità milanese, nel totale rispetto delle regole vigenti su questo territorio, nascondendosi quindi dietro a barricate ideologiche e politiche, tanto che in altre città governate dalla sinistra, vedi Firenze, non si è aperto ad una mega-moschea tout à court, proprio perché prima è necessario un percorso ragionato e consapevole. Una città importante come Milano merita pertanto molto di più, perché non si può pretendere di governare inseguendo sogni irrealizzabili che rischiano unicamente di stravolgere quello che è la nostra città, cambiandola in peggio. La città di Expo deve pertanto essere guidata da persone che diano esempio di responsabilità e di grande amore per quello che Milano ha sempre generosamente dato in tutti questi anni.

Davide Boni

Presidente del Consiglio della Regione Lombardia

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