Davide Boni ad Affaritaliani.it: "L'inno? L'ho spiegato a Napolitano, è rimasto basito"

di Fabio Massa

Davide Boni, presidente del consiglio regionale lombardo, non usa mezze misure. In un'intervista ad Affaritaliani.it torna sulla questione dell'Inno: "Ne ho parlato con il presidente Napolitano, dicendogli che è un'imposizione, sentirlo tutte le sedute. Lui è rimasto basito, pensava che la polemica fosse emersa perché lo si suonava nel giorno del 150esimo e basta"

Infine, davanti alla prospettiva che arrivino altri immigrati in Lombardia, spiega: "Io spero di no. E' un momento di grande dibattito con il presidente della Giunta Regionale. Adesso occorre coinvolgere il consiglio"

Presidente Boni, iniziamo da un dato di cronaca: siete rimasti in aula a sentire l'Inno. Anzi, lei ha pure accompagnato il presidente nel suo giro istituzionale. Che cosa è successo, Boni?
E' la naturalità delle cose. Quando partecipiamo a situazioni istituzionali che vedono anche la presenza dell'Inno di Mameli gli uomini della Lega non escono. Il punto che è nato sul consiglio regionale lombardo è dovuto all'imposizione.

Quale imposizione?
Quella di sentire l'inno fino alla fine del 2011. Il troppo stroppia. Ne chiacchieravamo con il ministro degli Interni. Neppure Napolitano lo sente tutte le volte che lo sentiamo noi adesso.

Gliene ha parlato?
Sì. Credo che neanche lui abbia apprezzato questa forzatura, perché pensava che ci fosse solo alla seduta del 150esimo. Gliel'ho detto e lui ha capito.

Lui che cosa ha risposto?
E' rimasto un po' basito della situazione. L'ho accompagnato in giro per la Lombardia, e ho trovato una persona molto attiva che crede nel federalismo. Anche lui si rende conto, e non avevo dubbi, che la risoluzione di parte dei problemi di questo paese passa da una riforma profonda come il Federalismo.

Passiamo alla Libia. La Lega ha scelto una posizione discorde rispetto all'arco costituzionale.
Per una ragione semplice: per un mese, quando la crisi era nel pieno, l'Europa è stata molto lontana. Di colpo si è partiti ma si è partiti disuniti. Non c'è un comando unitario, abbiamo il problema che da quelle zone siamo il primo Paese che regge l'urto dell'immigrazione. Sta diventando un esodo.

Che cosa succede con i migranti?
C'è stata una disponibilità da parte delle Regioni, vista la comunicazione del ministro degli Interni: le Regioni sono disponibili ad arrivare fino a 50mila immigrati sul territorio nazionale.

Quanti ne toccano alla Lombardia?
Non è dato saperlo. Anche perché quello che faceva presente Maroni è che adesso bisogna iniziare la pratica dei rimpatri. Questi extracomunitari arrivano da una situazione di guerra: prima dobbiamo avviare il riconoscimento e poi rimandarli indietro. Stiamo iniziando a farlo.

In Lombardia arriveranno i nordafricani?
Io spero di no. Ma credo che questo sia un momento di grande dibattito con il presidente della Giunta regionale Formigoni. Occorre che sia coinvolto il consiglio regionale. Personalmente non amo queste situazioni, la nostra Regione è già stata molto toccata.

Passiamo alle amministrative: cosa succederà in quei comuni dove ancora non siete riusciti a trovare l'accordo?
Interverrà fortemente il segretario nazionale Giorgetti e il segretario federale Bossi. Ma dove non si riesce a trovare una linea univoca, niente vieta che si possano giocare partite separate.

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