La Lombardia prima in Europa per i soldi alle altre regioni: tre volte più generosa di Parigi

La Lombardia è la regione record in Europa per i trasferimenti alle altre regioni. In Italia non c’erano dubbi, ora arriva la certificazione che il primato è addirittura europeo. Lo conferma lo studio che sarà discusso alle 17.30 alla Società umanitaria di via San Barnaba nel convegno «150° dell’Unità d'Italia: Stato unitario e federalismo», organizzato da Carta Libera di Edoardo Croci.
Il parametro preso in esame è il residuo fiscale in alcune regioni europee in percentuale sul Pil regionale. Milano e il resto della Lombardia guidano la classifica che comprende i territori più forti nell’ambito delle realtà nazionali dei vari Paesi europei: dopo l’Italia ci sono Spagna (con la Catalogna), Svezia (con Stoccolma), South East England, Baden-Württemberg e Baviera, e infine l’area di Parigi, che risulta tre volte meno «generosa» della locomotiva italiana. Il federalismo fiscale resta un tema incandescente anche nel confronto politico, con la Lega che continua a spingere a tutta forza, dalle sue postazioni istituzionali, e la sinistra che frena, salvo poi far balenare al Carroccio una possibile intesa, ma solo come strumento di una manovra politica che ha come unico obiettivo la spallata al governo.
Al governo invece arriva la richiesta di un supporto alla realizzazione istituzionale del federalismo. È quel che chiede la Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, riunita a Roma. La conferenza ha presentato alcuni emendamenti al Codice delle autonomie, in discussione alla commissione Affari costituzionali al Senato. «I consiglieri regionali - ha spiegato Davide Boni, presidente del consiglio regionale della Lombardia e della conferenza dei presidenti - possono dare grande supporto a governo e Regioni nella stesura del decreto del federalismo regionale, sul quale danno un parere cautamente positivo, coscienti comunque che si va verso un momento di sofferenza per le Regioni».
«Il decreto è ancora una bozza - ha aggiunto Boni - e noi vogliamo ragionare e trattare con governo e Regioni per collaborare ad un buon esito della legge». «Mancano le risorse, come dice il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani - ha ammesso Boni - ma siamo in una situazione di cambiamento totale. Ci sono punti fermi ma non si può più arroccarsi su una posizione storica ferma da 60 anni. Bisogna razionalizzare e accettare che non ci potranno essere premi per le Regioni virtuose. Se piange l’Emilia-Romagna, cosa farà la Calabria?».
Intanto continua, contro il federalismo, il fuoco di sbarramento del mondo della sinistra. La Cgil, per esempio, sostiene che in base alle elaborazioni del suo dipartimento Politiche economiche l’effetto della riforma sarà un inasprimento delle tasse: l’aumento delle addizionali comunali in alcune principali città - secondo il sindacato - sarà particolarmente significativo. «A Milano, ad esempio, se si dovesse introdurre l’addizionale comunale (che oggi non c’è) fino allo 0,4% nel 2012, l’aumento delle addizionali per i lavoratori dipendenti e per i pensionati sarebbe mediamente attorno ai 120 euro annui.

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