SUD: MA QUANTO MI COSTI!!


In un periodo così difficile per il nostro Paese,  molti ambiti della pubblica amministrazione sembrano godere di ottima salute: questa è l’impressione che emerge dalle tabelle che nei giorni scorsi sono state pubblicate anche su un autorevole quotidiano nazionale che ritraggono le spese delle singole Regioni italiane. Un quadro impietoso, che vede gli enti del Sud alle prese con bilanci e spese folli.
La Campania spende il doppio del Veneto solo per la gestione del Consiglio e i costi aumentano se inseriamo nel calcolo anche la Giunta e, naturalmente, le spese per il personale. Discorso simile anche per la Sicilia, con 21 mila dipendenti regionali, che  arriva a spendere oltre il quadruplo della Lombardia, nonostante quest’ultima abbia il doppio degli abitanti e  non arriva neppure a 4 mila dipendenti.
L’elenco potrebbe continuare, basterebbe rovesciare lo stivale e scuoterlo per fare cadere dal “tacco” quello sborsiamo in più per mantenere il Mezzogiorno. Per queste ragioni non si può generalizzare quando si parla di costi. Quest’ultimi vanno infatti comparati, distinguendo tra le spese di funzionamento e gli sprechi veri e propri, quelli che poi vanno a gravare sulle tasche di tutti.
Il quadro della spesa regionale è quindi implacabile con il Sud da qualsiasi punto la si analizzi, tanto che facendo quattro conti è possibile affermare che le Regioni del Sud costano, a tutti gli effetti, il doppio di quelle del Nord.
Questo dimostra anche quanto sia pretestuoso parlare di abolire tutte le Province, perché non tutti gli enti sono uguali e non pesano nella stessa maniera sui bilanci dello Stato.
Meglio dare un taglio netto a chi non produce servizi, a chi ha sempre vissuto grazie all’assistenzialismo, a chi ha sempre tratto vantaggio dalla spesa storica, facendosi rimborsare ciò che veniva speso e osteggiando ora la definizione di costi standard che consentirebbero di misurare oggettivamente quanto costa un servizio.
Un buco nero che si è autoalimentato e che ha tratto la propria sussistenza dalle casse dello Stato che ora, ammaccato, chiede aiuto a chi invece ha sempre gestito le spese in maniera virtuosa.
                                                                                 
                                                                             Davide Boni
                                               Presidente del Consiglio della Regione Lombardia 

Commenti

  1. roberto pagliaro - trezzano rosa (mi)14 settembre 2011 alle ore 17:12

    buongiorno. Non vorrei banalizzare la vicenda ma la LEGA deve decidere da che parte stare. Mi riferisco ai 400 milioni regalati dal Governo al Comune di Catania: la LEGA (al Governo) avrebbe dovuto opporsi con tutte le proprie forze dimettendosi, finanche!

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  2. è stato fatto, ma la legge dei numeri, nonostante la Lega sia al governo, ci penalizza

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  3. Giusto,bisogna tagliare al sud non solo i costi della politica ma anche i numero enorme di dipendenti pubblici e le loro consulenze.In italia non possono esserci 4 milioni di persone che sono dipendenti pubblici e 9 milioni di persone localizzate soprattutto al sud che percepiscono una pensione senza aver versato 1€ di contributo(e poi i burocrati vogliono tagliare le pensioni dei lavoratori che hanno versato decine di anni di contributi,la lega giustamente si è impuntata,la pensioni dei lavoratori sono sacrosante).
    C'è anche la farsa dei falsi braccianti agricoli al sud che versano i contributi figurativi,in pratica fanno finta di lavorare per prendere i contributi ed al loro posto nei campi ci lavora un'altra persona in nero.
    Vanno accatastate le case al sud(ci sono interi paesi non accatastati) e messo un freno all'evasione all'80% di alcune regioni meridionali.
    Solo così il debito pubblico si potrà pagare:altro che aumenti dell'Iva che tanto poi in una parte del paese(quella citata sopra, cioè il sud) non la paga.
    Federalismo subito.

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