Il calo degli acquisti di alimentari, quantità e qualità della vita a rischio tra le conseguenze delle tasse di Monti.

Il cambiamento è condizione “naturale” delle società umane, in tempi e modi diversi, rendendosene conto o no, volendolo o no, la società cambia. Si tratta di modificazioni più o meno consistenti, più o meno rapide, più o meno visibili.
Ci sono cambiamenti strutturali che riguardano il cuore, il centro organizzativo di una società, e cambiamenti accessori che riguardano settori secondari, come le abitudini alimentari.
Ed è di questo aspetto “accessorio” che il Governo Monti non si sta curando.
Tasse più alte e salari più bassi e di conseguenza povertà, rendono l'esistenza sempre più difficile. I Cittadini, con sempre meno disponibilità economica si ritrovano prodotti alimentari più cari, anche per colpa dell'aumento dei costi energetici di produzione, ed è l'intero sistema che ne risente.
Le vendite degli alimenti hanno subito una pressione considerevole, un ribasso tale che fa riflettere; non si hanno più le risorse e la disponibilità per acquistare cibi fondamentali e di qualità che stanno alla base della nostra cultura mediterranea come pasta, pane, olio e questo implica un peggioramento della qualità con cui ci si sostiene.

Molte famiglie, a causa dei rincari, nell’ultimo periodo hanno diminuito la quantità ma sopratutto la qualità dei prodotti che già con fatica acquistavano. I dati statistici evidenziano che è in costante aumento, il numero delle famiglie che acquista generi alimentari presso gli hard-discount, si tratta di nuclei che hanno già intaccato i loro risparmi e devono attendere lo stipendio a fine mese per poter pagare le bollette o il conto dei negozi sotto casa. Attività che stanno subendo gli effetti della crisi e della grande distribuzione e che pertanto stanno chiudendo.
Un’altra parte delle famiglie effettua la spesa alimentare presso i supermercati, che si confermano luogo di acquisto prevalente, nonostante la flessione.
Secondo quanto emerge da alcuni rapporti in merito si è messa in atto una vera e propria spending review a tavola riducendo o annullando lo spreco di cibo rispetto al passato. A finire nella spazzatura era infatti circa il 30 per cento del cibo acquistato, soprattutto frutta, verdura, pane, pasta, latticini e affettati che ora vengono sempre più spesso salvati dal bidone con il ritorno più frequente in tavola nei piatti del giorno dopo.

Si è davanti ad un vero e proprio mutamento sociale, un cambiamento imposto e non voluto, che le persone non possono e non devono accettare e che quindi cercano di contrastare attraverso adattamenti e re-interpretazioni per la nuova condizione sociale.
Il continuo aumento delle tasse, non porta al rilancio ma porta alla compressione dei consumi, se non in quantità, in qualità. Condizione tale per infondere preoccupazione sulle future condizioni sanitarie del Paese, problema serio che evidentemente il Governo Monti sta sottovalutando o ancor peggio tralasciando.

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